Studio Azzurro è un ormai storicizzato gruppo milanese di artisti fondato nel 1982 da Fabio Cirifino, Paolo Rosa e Leonardo Sangiorgi.
L’opera è stata presentata alla 55. ma Esposizione Internazionale d’Arte Biennale di Venezia del 2013 al Padiglione della Santa Sede presso l’Arsenale.
Successivamente è stata inserita nella collezione dei Musei Vaticani dove, per contratto, resterà visibile nella dodicesima sala per 99 anni.
Questo articolo verterà su questa ultima musealizzazione.
Si tratta di un ambiente sensibile: lo spettatore viene sommerso e circondato da suoni e immagini interattive.
Appena entrati nella sala il suono è avvolgente e confuso, alle pareti sono rappresentate persone e al centro, sul pavimento, una lastra nera a sua volta investita da proiezioni. Lo spettatore è chiamato ad interpellare le figure con il tocco della propria mano, queste si animano e raccontano la propria storia.
I suoni e le luci si sovrappongono e ci circondano, riusciamo a capire qualche frase che si distingue dal tappeto sonoro e visivo che ci riveste come l’acqua in una piscina.
L’opera celebra la Genesi, fa parte di un discorso teologico più completo dove altri artisti hanno esposto diversi momenti dell’intervento del divino sul creato: in particolare il fotografo ceco Josef Kouldeka si è concentrato sull’Apocalisse e l’artista australiano Lawrence Carroll sul potere della rigenerazione.
Ma veniamo alla creazione. Con il tocco le figure si animano e prendono vita: come non pensare alla celeberrima Creazione di Adamo al centro della volta della Cappella Sistina che si trova giusto qualche metro più in là. Adamo è stato plasmato con il fango a immagine di Dio e Michelangelo lo rappresenta mentre sta ricevendo la scintilla vitale da parte dell’onnipotente. E’ l’inizio di tutto e gli angeli nel gruppo di destra, dove è anche colui che tutto vede e tutto può, guardano estasiati e meravigliati gli effetti del potere di Dio.
In principio (e poi) cita questo tocco e lo esalta trasportandolo da una dimensione di rappresentazione a una dimensione interattiva. Lo spettatore non ammira estasiato ma con la sua azione digitale diventa a sua volta creatore, diventa attivo e scegliendo quale personaggio interpellare e quale no ha un’esperienza unica di ogni diversa eventuale sua visita.
Esperienza non rappresentazione.
In altre parole il visitatore sollecitato a entrare in contatto con i personaggi si trova in relazione con loro e attivando la storia di questi ultimi attiva e rivive anche la propria.
Ho avuto modo di conoscere gli artisti nell’ambito dei Martedì Critici diretti dal professor Dambruoso. Ci tenevo molto a chiedere loro una cosa che mi tormenta spesso. La mia curiosità verte proprio sulla musealizzazione dell’avanguardia e la sua storicizzazione da parte dei Musei Vaticani. I miei dubbi sono stati attivati da questo ossimoro proprio perché i due interlocutori sono molto diversi tra loro: da una parte la novità, l’avanguardia, il progresso, la tecnologia dall’altra la conservazione, la tradizione, il passato, il restauro conservativo.
Ora essere conservatori può tautologicamente essere un elemento vincente nel momento in cui si tratta di musealizzare e fermare il passato così da renderlo fruibile anche nel terzo millennio: conservare e preservare il museo etrusco, egizio, Pio Clementino è ben diverso che musealizzare un’opera interattiva del 2013! Ho chiesto dunque se in questo passaggio dalla ricerca alla storicizzazione qualcosa del loro messaggio fosse andato perso tra le righe. Con grande sorpresa dei presenti mi hanno risposto in maniera molto tecnica affermando che tutte le loro richieste sono state accolte dai Musei Vaticani e che non c’è stato cambiamento alcuno rispetto a come l’opera era stata pensata.